La poesia La ballata dei diciotto morti fu molto amata fin dalla sua pubblicazione. Jan Campert scrisse il componimento in risposta all’eccidio nazista di diciotto combattenti della Resistenza olandese il 13 marzo 1941.
Il poeta nacque nel 1902 nella cittadina di Spijkenisse. È stato poeta, giornalista e critico teatrale, scrivendo testi per il teatro, storie poliziesche, racconti e alcuni romanzi. Lo scrittore e poeta Remco Campert (1929-2022) è suo figlio. Jan Campert partecipò alla resistenza. Fu arrestata dai nazisti il 21 luglio 1942. Finì nel campo di concentramento di Neuengamme dove morì il 1 gennaio 1943.
La ballata dei diciotto morti
Una cella è lunga due metri
e larga soltanto due metri,
anche piupiccola è la fossa
che non conosco ma dove
riposerò senza nome
insieme con i compagni:
siamo in diciotto,
nessuno vedrà la sera.
O dolcezza di luce e terra
della libera costa d’Olanda,
da quando entrò l’oppressore
non ebbi un’ora di quiete.
Che resta a un uomo sincero
e fedele in tempi come questo?
Bacia il figlio, bacia la moglie
e affronta la lotta vana.
Sapevo già che il mio dovere
era pericolo e fatica,
ma il cuore che non può rifiutarlo
non teme mai il rischio,
sa come una volta da noi
la libertà fu onorata
prima che radiosa mano
d’un sacrilego ci volesse diversi.
Prima che lo spergiuro spaccone
avesse la bestiale audacia
d’irrompere in Olanda
e di rubare sul suo suolo:
prima che chi ciancia d’onore
e d’altra necessità tedesca
opprimesse il nostro popolo
e ci saccheggiasse come un ladro.
L’Acchiappatopi di Berlino
adesso fischia la sua arietta,
ma se è vero che muoio tra poco
e non vedrò più la mia cara
né piti spezzerò con lei il pane,
né più dormirò con lei,
dovete rifiutare ogni offerta
di quell’astuto corruttore.
E pensate, voi che leggete,
ai miei compagni di pena
e soprattutto ai loro cari
in questa grande disgrazia,
come noi abbiamo pensato
al nostro paese e al nostro popolo
dopo ogni notte nasce il giorno
e ogni nuvola scompare.
Vedo la prima luce del mattino
fermarsi sull’alta finestra.
Dio mio, fa che la morte
mi sia leggera e se ho peccato
come ognuno può peccare,
concedimi la tua grazia
affinché io muoia da uomo
quando sarò davanti ai fucili.
Note a Jan Campert La ballata dei diciotto morti
- Oltre alla traduzione supra pare non vi siano altri componimenti tradotti in italiano. La versione italiana citata è di Gerda van Woudenberg. Fu pubblicato nel suo fiorileggio Poesia olandese contemporanea. Milano: Schwarz editore, 1959, p. 179.
- Vedere la pagina wikipedia per il campo di concentramento di Neuengamme